Le medicine complementari, riferendosi sempre all’essere vivente nel suo intero, non possono evitare di considerare la componente mentale e spirituale dei malesseri manifestati.
In questo contesto, il sintomo non ha un unico significato, ma cambia a seconda della persona e della sua storia. Uno stesso sintomo in due persone diverse può derivare da situazioni e motivazioni diverse, come anche uno stesso evento viene vissuto e rielaborato in modi completamente differenti da due persone differenti. Cosa significa ciò?
Prima di tutto che ognuno ha il suo linguaggio e il suo modo di interpretare il mondo, influenzato chiaramente dal suo specifico essere e dal vissuto personale, ma anche che uno stesso malessere in due persone diverse può fare grandi differenze.
In Naturopatia, come anche nella medicina Ayurvedica, nell’Omeopatia..ecc, infatti vengono identificate delle costituzioni, che stanno ad indicare per lo meno una iniziale distinzione di “tipo” tra i soggetti, che già per natura/costituzione e carattere, tendono a risposte differenti o opposte.
Le medicine popolari e quelle antiche però, ritrovavano in tutto ciò che ci circonda un linguaggio ancora più originale e “semplice”, il linguaggio fatto di analogie. Non di rado per esempio, la funzione curativa di una determinata pianta è stata scoperta grazie alle similitudini che essa ha con aree del corpo umano.
Anche il corpo umano stesso, come anticipato dalla psicosomatica, si presta ad una lettura, per alcuni versi più “intuitiva” e fatta di segnali e simboli soprattutto. Ogni buon terapeuta si avvale della conoscenza di tali linguaggi, per andare oltre l’apparenza.
Oggigiorno esistono libri e manuali molto interessanti per approcciarsi a tale punto di vista ed iniziare un pochino a farsi qualche domanda sul proprio modo di stare dentro se stessi, e poi sulla possibilità di stare dentro se stessi in modo diverso, magari migliore. Cosa che farebbe stare molto meglio non solo noi, ma per conseguenza anche chi ci sta accanto.
La visione analogica e la psicosomatica, anche se con rispettive varianti del caso (da approfondire!) identificano nelle funzioni organiche e nelle disfunzioni, un corrispettivo aspetto comportamentale e psicologico, quindi una relazione diretta tra la manifestazione fisica e e un altro piano dell’essere umano. Ad esempio una difficoltà a digerire può essere la manifestazione della difficoltà ad affrontare una certa situazione.. da dover digerire per l’appunto! Tale approccio porta a chiedersi come mai a non funzionare correttamente è proprio una determinata area e non un’altra?? ..e permette poi di andare ad identificare i comportamenti da riequilibrare per migliorare il benessere del soggetto.
Il corpo con le sue espressioni, diventa una guida pro salute che svela i problemi non risolti e le tendenze da riequilibrare o sostenere. La patologia quindi diviene una opportunità per conoscersi meglio, e imparare ad ascoltarsi di più. E il sintomo un amico, non più un nemico!!
Come spiega il Dott. Bach, la via è conoscere se stessi (e il mondo che ci circonda ci aiuta in questo, attraverso le sfide e i confronti che ci propone e ci riserva).